top of page

Il memoriale del rifugio di via Birarelli 
ed eventi alla Caserma Villarey

Nel 2013 per la ricorrenza del 70° anniversario del bombardamento del rifugio del carcere (1 novembre 1943) Sergio Sparapani, incaricato all'arch. Massimo Di Matteo ed al sottoscritto di ricordare quel tragico episodio. Venne fatto allora un allestimento in loco con pochi e poveri mezzi; spago, fogli di carta fotocopiati e con l'aiuto dell'Istituto d'Arte per realizzare le circa 700 "ombre" in ricordo delle altrettante vittime morte in quel luogo. All'evento parteciparono migliaia di concittadini commossi ed avevamo quindi sperato che l'amministrazione facesse diventare permanente il ricordo del fatto, realizzando in modo stabile un memoriale nel rispetto di quelle vittime.
Dopo 6 anni di ulteriore oblio, con alcune associazioni storiche e cittadini coinvolti, proviamo di nuovo a chiedere di realizzare in modo permanente una memoria rispettosa di quelle vittime, completando la ricerca storica/archivistica iniziata da Bevilacqua, con testimonianze e ricordi per dare un nome ai caduti.
Quando mi è stato richiesto di dare un contributo su come poter preparare questo evento, mi sono ricordato di un articolo di Adolfo Natalini che raccontava di tre mostre da lui realizzate a Firenze nel 1978, con tema "La memoria invece ...". Descrivendo una di queste sosteneva: "l'arte per la 
città è fatta di monumenti e non dei gesti delle paure e delle speranze di quelli che l'abitano. La città ricorda solo i suoi dominatori e suoi costruttori. Nelle strade la città ricorda con lapidi cittadini insigni ed eventi memorabili. Questa è la parte pubblica del ricordo. Così tutti ricordano il faraone ma nessuno ricorda uno per uno le migliaia di schiavi che eressero la piramide. Volevo cominciare a ricordare tutti, uno per uno."
Ecco, quello che vorrei venisse fatto nel rifugio di via Birarelli è questo: ricordare tutte le vittime innocenti che ci sono state, una per una. Ritengo che per fare un buon lavoro l'Amministrazione dovrebbe incaricare un architetto ed un artista ai quali sollecitare un intervento emozionale. Quello che riterrei importante da garantire è:
-    che i nomi (ed eventuali altri dati, nascita, mestiere, ...) sino ad oggi conosciuti delle vittime compaiano leggibili chiaramente su di un supporto (incise su una sbarra di bronzo o altro), lasciandolo vuoto per quelli ancora senza nome, in attesa di ulteriori identificazioni ;
-    rendere "visibile" con dei segni la quantità di persone che erano nel rifugio il 1 novembre del 1943, circa 700 persone in 65,00 m di cunicolo (es.: per altrettante macchie luminescenti "aperte" nel pavimento scuro del rifugio, come tanti "respiri di luce"); 
-mantenere il cunicolo aperto rendendolo visibile da via Birarelli e togliere l'ingresso al garage esistente.
Per quanto riguarda la commemorazione degli altri eventi avvenuti alla caserma Villarey in quel periodo (ricordo di Alda Renzi), manterrei i luoghi distinti anche se collegati tra loro dal percorso di circa 1000 m che dall'uscita del rifugio, al colle dei Cappuccini scende poi fino alla caserma: un tragitto particolarmente suggestivo lungo la costa a picco sul mare che diventa momento di riflessione. All'interno del cortile della caserma localizzare un punto significativo dove ricordare questi eventi.
Auspicabile, anche se con costi più alti, sarebbe il recupero del corpo a C dei Casermaggi, nel retro della caserma Villarey. Oltre che come previsto luogo di gestione e sosta del Parco potrebbe diventare un luogo maggiormente significativo dove raccontare le varie vicende ricordate.
 
Mauro Tarsetti

© 2023 by The Artifact. Proudly created with Wix.com

bottom of page